ORBITOPATIA TIROIDE CORRELATA

L’orbitopatia tiroide correlata (OTC) è una patologia infiammatoria a cara tere autoimmunitario che coinvolge l’occhio e i tessuti orbitari, per lo più associata al Morbo di Graves-Basedow, ma che può occasionalmente presentarsi anche in alcune forme di tiroidite o in pazienti senza evidenti alterazioni della tiroide. È più comune nel sesso femminile. L’orbitopatia può precedere o seguire l’insorgenza del Morbo di Graves ed è significativamente aggravata dal fumo.

Il segno clinico più frequente è la retrazione della palpebra superiore presente nella grande maggioranza dei pazienti e responsabile del loro tipico sguardo.

Può associarsi all’esoftalmo (protrusione di uno o di entrambi i bulbi oculari) e alla visione doppia (dovuta ad alterazioni dei muscoli extra-oculari). L’orbitopatia tiroide correlata può determinare nei pazienti affetti notevoli modificazioni del loro aspetto, con conseguente perdita di autostima e di abilità alla vita lavorativa e di relazione.

La terapia dipende dalla severità e dall’attività di malattia. Nelle forme lievi la sintomatologia può essere attenuata o risolta con lacrime artificiali, con la protezione della cornea durante la notte con il bendaggio e con il mantenimento di un normale stato della funzionalità tiroidea. Nella forma attiva di malattia la terapia di scelta è farmacologica e si ricorre all’uso di glucocorticoidi e, in alcuni casi, ad altri farmaci immunosoppressivi.  Talvolta l’irradiazione dell’orbita può essere utile in aggiunta alla terapia farmacologica.

La riabilitazione chirurgica va presa in considerazione nella fase di stabilità della malattia, quando cioè il quadro clinico sia invariato da almeno sei mesi.

Nei casi più gravi, quando cioè si manifesti il deterioramento della funzione visiva, o quando vi sia una protrusione marcata dei bulbi oculari o danni alla cornea, è necessario ricorrere alla decompressione orbitaria. Non esiste un’unica tecnica chirurgica per la decompressione e l’intervento va pertanto modellato su ciascun paziente: in generale è comunque possibile risolvere il problema con tecniche non particolarmente invasive, modificando il profilo osseo della parete interna dell’orbita con un approccio endoscopico e di quella laterale con un accesso dalla congiuntiva (dall’interno cioè della palpebra inferiore) con cicatrici piccole e pressocchè invisibili.

Anche le alterazioni della motilità oculare, responsabili della visione doppia, possono essere risolte da interventi chirurgici, che devono però necessariamente seguire la chirurgia sulle ossa orbitarie (se necessaria), perché la chirurgia dell’orbita può parzialmente modificare l’equilibrio oculomotorio.

Le alterazioni palpebrali (retrazione) vanno corrette per ultime perché, a loro volta, possono essere influenzate anche dallo stato dei muscoli extra-oculari. Si tratta comunque di procedure da eseguirsi ambulatorialmente, in genere in anestesia locale. È infine possibile correggere eventuali imperfezioni residue con semplici interventi estetici (blefaroplastica).

 

Il trattamento chirurgico è sostanzialmente più che soddisfacente, ma la riabilitazione completa deve rispettare un percorso specifico e la durata complessiva di questo percorso varia in ogni singolo paziente.

Pre e post decompressione orbitaria sinistra

Pre e post decompressione orbitaria bilaterale,
chirurgia dello strabismo e
correzione della retrazione palpebrale

Pre e post correzione retrazione
palpebrale superiore sinistra

Pre e post correzione retrazione
palpebrale superiore bilaterale

Pre e post correzione retrazione
palpebrale superiore e inferiore